Roberto By

Cremona: Torrazzo, torrone e ….tanta musica


Cremona ti accoglie nella piazza della stazione con “l’anima della città”, otto metri di violino in acciaio, scultura tributo alla liuteria cremonese. Uno strumento che salendo si sfalda quasi e diventa musica, emerge dal cemento rialzato, altoparlanti irradiano melodie di archi tutto attorno.      In ambito musicale celebri cremonesi furono Stradivari e Monteverdi, per gli appassionati di cinema anche la città di Ugo Tognazzi, o, se proprio non andate oltre il mondo dei social, allora sappiate che qui è nata Chiara Ferragni.anima

Cremona soddisfa tutti i sensi, oltre la vista e l’udito, il gusto: miele, mandorle, torrone, mostarda, marubini, tortelli, salame, tanti sono i motivi per una sosta con le gambe sotto il tavolo

Noi optiamo proprio per “La Sosta”, Michelin segnala e di rado delude. Quadri alle pareti e già fa specie anche solo vedere pareti intonacate e non mattoni a vista. Addirittura una statua in sala e poi credenze con i liquori e vetrinette con barattoli di conserve locali in vendita. Il solido ristorante di tradizione di una volta. Gnocchi vecchia Cremona, ricetta del 600, vanta la carta. Grossi, di semola e patate, ripieni di salame e miele, temperatura di servizio vulcanica ma buoni. Coscia d’oca croccante al rosmarino: non mantiene in pieno la promessa di croccantezza, saporita lo è, così come il fondo di cottura, la carne, affezionata all’osso, non cede al primo attacco di rebbi e lama. Ca del Bosco Curtefranca, rosso, unione di diversi uvaggi dal cabernet al merlot, ad innaffiare. Semifreddo al torrone con salsa al cioccolato d’ordinanza per finire; iconico e banale? no, se fatto in casa e fatto bene come succede qui. Patron sornione e cordiale, bella stretta di mano.

Piazza del Comune, il centro civile e religioso della città, tra Duomo, Torrazzo, Palazzo del Comune, Loggia e Battistero. Il complesso Duomo,  romanico lombardo di marmo bianco e laterizi rossi nella facciata, offre un contrasto cromatico che ne anima l’aspetto. Barocco e rinascimento hanno poi fornito i loro contributi estetici.

All’interno notevole l’altare di marmo e bronzo con la sacra spina donata dal Papa cremonese Gregorio XIV, così come la preziosa Grande Croce oro e argento con oltre mille pezzi e 160 piccole statue del 1478.

Le parti più antiche sono quelle più affascinanti, come la Cripta e i suoi mosaici. O il ciclo di affreschi del 400, a volte semplici frammenti superstiti di un passato strappato all’oblio, giusto uno sguardo di un santo, un’aureola, il gesto di una mano.

Altri luoghi di culto notevoli sono sicuramente la chiesa di S. Omobono, riccamente e minuziosamente affrescata. Prima ancora, tanto ci si passa per andare a S. Omobono, la chiesa di S. Agostino val bene una visita, non fosse altro per la Madonna del Perugino conservata all’interno.

La chiamano la città delle tre T, ma potrebbe essere tranquillamente la città della grande L. Liutai ovunque! All’ufficio del turismo, la cui sede tra l’altro merita un’occhiata, essendo all’interno di un’antica farmacia del ‘700 di cui conserva gli arredi, ci spiegano che la maggior parte di questi artigiani/artisti viene dalla scuola di liuteria cremonese. Molti sono stranieri, gli italiani poco attratti ? Artigiani che però operano a Cremona, la città, oltre a formarli, fortunatamente li trattiene. liutai

Il museo del violino è un’istituzione che coinvolge con percorsi espositivi multimediali.

Storie di violetta, lira da braccio e ribeca, tutti nomi ormai ignoti, nonni bisnonni e trisavoli del violino, storie di illustri liutai dal 500 al 700 e oltre. Nomi di famiglie tanto legate al violino da identificarsi con lo strumento stesso: uno Stradivari, oggi, più che un membro dell’omonima famiglia, indica un violino, ma anche Guarneri del Gesù e Amati.

Nei secoli professione che si trasforma quella del liutaio, entra in crisi, così come si trasforma materialmente il violino, maggiore estensione, suoni più acuti e forti.

Al centro di una delle sale due artigiani al lavoro, tra odori di resina, trasformano un pezzo di legno in strumento musicale.

Touch-screen aiutano a scoprire le parti di un violino: ponticello, corde, cassa senza più nessun segreto. La lunga sala di luce soffusa e velluti, dentro teche conserva tesori dal 600 all’800, violini ancora completi con l’unica pecca di essere muti. Anche se, periodicamente, all’interno dell’adiacente Auditorium, si svolgono concerti per mantenerne le corde in allenamento.

Dopo le sale del museo, una sala da tè per rinfrancare le forze. Lanfranchi farà al caso nostro: Lanfranchipasticceria storica di fine 800, nella sede di Via Solferino dalla fine degli anni ’30, commesse dalla divisa inamidata e sorrisi cordiali. Ottime le frolle, con pistacchio o nocciola, le paste con lo zabaione, più classici torroni, o il Pan di Cremona creato proprio dai Lanfranchi oltre 50 anni fa. Per chi volesse continuare lo shopping dolciario, proprio di fronte, si trova lo storico e affascinante negozio Sperlari risalente al 1836.

La sera il concomitante Festival Monteverdi, nel 450esimo dalla nascita del compositore, crea un certo fermento in città: concerti di violino in piazza, videoproiezioni sui monumenti storici. Al Teatro Ponchielli danno “Il ballo delle ingrate” e “Il Combattimento di Tancredi e Clorinda”, balletto e madrigale del cremonese più illustre, Monteverdi appunto. Il Teatro Ponchielli è un bellissimo esempio di teatro all’italiana, forma a ferro di cavallo ePonchielli quattro ordini di palchi, architetto il Canonica che si ispirò al Piermarini, l’architetto della Scala, giusto per un pizzico di sano campanilismo meneghino. Marionette in scena e cantanti nel golfo mistico dell’orchestra, per questo allestimento. Colorato e piacevolissimo lo spettacolo, le marionette con una gestualità che non stona con la musica. Per assurdo, rispetto a cantanti rigidi, sempre meglio marionette snodabili. Bravi i cantanti, fantastica la storica compagnia marionettistica Carlo Colla e figli , recentemente coinvolti anche nella Gazza ladra di Rossini alla Scala, ma che associo sempre allo storico Viaggio a Reims di Ronconi diretto da Abbado. Oltre alle marionette i Colla realizzano scene evocative: bastano un gruppo di pipistrelli in volo, un cielo stellato, una cascata che scorre, a creare la vera magia del teatro, fatta di pochi elementi, che stimolino l’immaginazione dello spettatore aiutandolo ad immedesimarsi.

Il giorno della partenza il tempo per un pranzo alla Locanda Torriani; pieno centro storico, ristorante sotto e dimorLocandae al piano di sopra. Edificio d’epoca, un bel cortile dove fare colazione con vista Torrazzo, ma quel che distingue davvero questo luogo è l’ospitalità della coppia che gestisce la struttura. Appassionati e professionali, comunicano l’idea del lavoro visto come impegno ma anche come ambizione a cercare di fare sempre bene, per rispetto di se stessi e del cliente. Più che soddisfacente il pranzo: tortelli provolone e salsa di fave, semplici e saporiti, delicati senza essere insapori, perché delicati spesso è l’eufemismo di “non sa di niente”. Coscia di coniglio a bassa temperatura, ripiena di salsiccia menta e noci, purè di pastinaca. Un ciliegiolo in purezza per brindare a questa breve vacanza ed accomiatarsi da Cremona.

Roberto
Roberto
About me

Impiegato a tempo indeterminato, ma aspirante "flâneur", almeno nei sogni; un ozio creativo nel quale dedicarsi completamente alla buona tavola, al cucinare, alle arti visive, alla lirica e alla lettura dell'opera omnia di Balzac. Restando coi piedi per terra coltivo queste attività come passioni personali, quando posso, nel tempo libero. Scrivo di cibo perché amare qualcosa e voler comunicare questo amore credo siano una cosa sola, da gourmand aspirante gourmet, sempre pronto ad imparare cose nuove.

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