La minestra
La parola non affascina. È vero.
Eppure la minestra è ritornata da qualche anno nelle case e nei ristoranti italiani e io ne sono particolarmente contento.
Ci sono piatti che sembrano soltanto nostri, preparati per noi soltanto, ognuno indivisibile, unico irripetibile. Una forma di egoismo del cibo.
Ci sono piatti che ci dividiamo, ma in effetti, ognuno di noi, basti pensare a della carne arrosto, piatto principale e mitico, ne prende un pezzo spesso diverso dall’altro.
E alla fine c’è la minestra che si “amministra”, si condivide.
Triste perché ricorda una condivisione della fame, della povertà del piatto povero.
Però anche piatto di povera, e lo ripeto, ma antica, civile e solidale condivisione.
Piatto “senza forma”, come racconta un famoso e stimato storico del cibo come è Massimo Montanari; che si adatta alla forma del contenitore, a prescindere dalla sua fattura, dalla sua consistenza, dagli ingredienti principali dei quali è composto.
Oggi la minestra, che sia crema o zuppa o brodo di grande fattura e riccamente guarnito, può essere l’occasione per mangiare un cibo molto buono e molto sano, magari ricco di legumi, verdure, erbe e completato con pasta, cereali più o meno integrali, pane buono. Quasi un piatto unico.
E’ il caso di approfittarne e di riappropriarci di una preparazione semplice e che si può quasi sempre preparare in anticipo.
Io adoro la pasta e fagioli, i tortellini in brodo, il minestrone e la crema di patate o di zucca.
E Voi ?
- January 17, 2018
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