Il riposo della polpetta
Non ho molti dubbi.
Tolto il pane (la pizza è un pane ben condito), la polpetta è il piatto più importante del mondo.
In fondo l’hamburger è una polpetta piatta primitiva.
Tolti di mezzo in questo modo i due piatti ormai “planetari”, universalmente diffusi e troppo spesso davvero molto male interpretati, rimane, ripeto, la polpetta.
Per noi italiani poi, che non ci fidiamo di nessuno e magari, poi, ci facciamo fregare da molti (quale è la causa e quale l’effetto?) le polpette sono soltanto quelle della mamma o della nonna, quelle preparate a casa, quelle che conosciamo molto bene in ogni singolo ingrediente che ci finisce dentro.
Perché nelle polpette, piccole o grandi, rotonde o piatte, fritte, rosolate o cotte nel sugo, di carne tritata cruda o cotta, di patate, di riso, di legumi o vegetariane e addirittura, talvolta di pesce, ci possiamo mettere un poco di tutto, rinnovandone ogni volta la bontà.
Poi diventano come le ciliegie; una tira l’altra. Ma rimane la necessità che a realizzarle sia qualcuno di fiducia!
Come infine racconta il famoso e stimato storico del cibo Massimo Montanari, nel suo libro ‘Il riposo della polpetta e altre storie intorno al cibo’, “una volta preparate, prima di cuocerle, le lasciamo riposare in frigorifero, per un paio d’ore, così si rassodano e si amalgamano”.
E il riposo delle polpette è come il riposo delle idee, dei pensieri. Se aspetti un po’, vengono meglio.
Esperienze, suggestioni, incontri, discussioni sono come gli ingredienti che mescoli e poi diventano pensieri nuovi; ma prima è meglio farli riposare e lasciare che si mescolino, si amalgamino, si rassodino. Come le polpette.
Fatele riposare, le vostre polpette; ma se mi date retta, prima di cuocerle, passatele ancora una volta nel pangrattato! Vengono meglio!!!