Gli Assaggi di questa settimana: il peso della sala in una recensione negativa; il ruolo del luogo, lo spazio fisico in un ristorante, tra architettura e gastronomia; tartufi e cambiamenti climatici, il legame tra i due ha conseguenze prevedibili secondo alcuni studi; bufale alimentari, come reagire e pervenire a una realistica valutazione dei rischi; Farinetti e la ricetta per il successo nel mondo del cibo, a partire dalle proprie imperfezioni. Buona lettura!

1 ) Del potere della sala nel decidere l’esito di una serata al ristorante. Due stelle Michelin, un conto adeguato, ambiente e cucina all’altezza, ma….servizio gelido quando non addirittura scostante. La conseguenza è una recensione negativa. È capitato a un critico Olandese a cena con la moglie in un ristorante di Anversa. Obbiettivamente riporta che si mangia bene ma si è trattati male, o quasi. Una serata storta in cucina, un piatto sbagliato, un errore tecnico possono capitare, e una volta almeno li si può perdonare e dare una seconda possibilità a un locale. Andando oltre il caso dell’articolo, in generale si può fare lo stesso con un servizio, quando gravemente manchevole?

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2 ) Il ristorante come luogo fisico: prima ancora di essere cucina, piatti e cultura gastronomica è sala, ambiente, tavola, mise en place, elementi di arredo e servizio. In una parola sola: ospitalità. Diversi esempi, tra locali storici e nuove aperture, che rendono l’idea dell’importanza del luogo anche per un ristorante, tra architettura e gastronomia.

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3 ) Il pregiato tartufo, di cui l’Italia è ricca, rischia di rientrare tra i prodotti alimentari che subiranno conseguenze negative dai cambiamenti climatici, rischiando addirittura di scomparire?

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4 ) Strategie comunicative delle bufale alimentari, spesso talmente prevedibili da seguire schemi prestabiliti. Come sviluppare anticorpi informativi? E sopratutto forte è l’esigenza di saper valutare i rischi nella loro reale portata.

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5 ) Farinetti e la ricetta per avere successo nel mondo del cibo in cinque pillole di saggezza, a partire dall’elogio dell’imperfezione, come spinta all’utopia della perfezione e abilità per saper valorizzare anche le proprie debolezze.

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