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Assaggi monografici questa settimana, dedicati alla scomparsa dello chef francese Joël Robuchon.
Purè, stelle Michelin e grande rigore. Le espressioni che ricorrono più spesso nei numerosi articoli che gli sono stati dedicati. Siamo andati a caccia di pezzi della stampa francese, ne abbiamo letti oltre una dozzina e selezionati sette; per saperne di più e raccontarvi qualche aneddoto o dettaglio nuovo che aiutino a capire meglio questa figura poco nota in Italia.

1 ) Una carrellata di ricordi personali di amici e colleghi. Critici, giornalisti e tanti cuochi, tutti unanimi nel riconoscere rigore, precisione e generosità di un collega che ha dato la propria impronta alla gastronomia francese, contribuendo a renderla grande all’estero.

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2 ) Un progetto ambizioso quello intrapreso con l’Istituto internazionale Joël Robuchon a Montmorillon. Uno spazio da 10000 mq: scuola, hotel, ristorante ma sopratutto vesssillo di alta formazione e occasione di impiego per circa 200 addetti. La prosecuzione dei lavori già si era rallentata negli ultimi tempi e ora rischia di fermarsi con la morte dello chef, l’incognita dell’eredità professionale e quindi della continuità si fa già sentire.

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3 ) La malattia che ha segnato l’ultimo anno e la volontà di andare avanti, una sala da tè aperta a Parigi nella primavera 2018 l’ultimo nuovo progetto. Senza ignorare però la situazione grave, da cui la vendita del gruppo, senza troppi clamori mediatici, a un fondo anglo lussemburghese. Questo e altro in questo lungo pezzo di Le Figaro, la prima testata che lunedì 6 agosto mattina alle 11 ha dato la triste notizia. Uno chef che andò in pensione dai fornelli a 51 anni Robuchon, per poi vivere una seconda vita professionale con la formula degli Atelier, una pensione tutt’altro che oziosa la sua. I suoi nuovi locali dai primi anni del XXI secolo si caratterizzano cromaticamente per il rosso e il nero negli arredi. Nero come l’insolita divisa degli chef, nero come la sua di casacca che ricordava l’abito talare, quasi una reminiscenza per un ex seminarista.

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4 ) Le Monde riporta le reazioni delle autorità ai più alti livelli, a partire proprio da quella del Presidente della Repubblica Francese. Ripercorsi anche aspetti meno facili del carattere di Robuchon, come l’intransigenza in cucina, a volte una durezza che lui stesso ammise.

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5 ) Uomo estremamente riservato quanto alla propria vita privata, riservatezza garantita dalla famiglia anche dopo la morte, funerali celebrati in forma strettamente privata, solo verso la metà di agosto si terrà una cerimonia commemorativa e pubblica. Un pezzo che ripercorre anche le polemiche del 2015 relative alle accuse di maltrattamenti nelle sue cucine; accuse che si conclusero con un nulla di fatto e l’archiviazione delle indagini.

Leggi l’articolo completo su L’Internaute

6 ) Cuoco dei record Robuchon: tre stelle conquistate una dietro l’altra in tre anni in uno dei suoi primi locali. Poi meilleur ouvrier de France, chef du siècle secondo la guida Gualt & Millau e infine il suo ristorante giudicato migliore al mondo dalla stampa internazionale. Un cuoco che ha anche criticato l’eccesso di ricercatezza dell’alta cucina di cui pure faceva parte. Robuchon andava verso la purezza, la decifrabilità e la semplicità , non a caso quella giapponese è stata una forte influenza nella sua idea di cucina.

Leggi l’articolo completo su L’express

 

7 ) Il video di un’intervista a due, assieme a Benoît Violier, tristemente scomparso anche lui nel 2016. Un Robuchon anche in vena di confidenze personali e che il giorno del suo ingresso nell’aldilà prevede già la domanda che Dio gli rivolgerà: che cosa si mangia oggi?

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Roberto
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About me

Impiegato a tempo indeterminato, ma aspirante "flâneur", almeno nei sogni; un ozio creativo nel quale dedicarsi completamente alla buona tavola, al cucinare, alle arti visive, alla lirica e alla lettura dell'opera omnia di Balzac. Restando coi piedi per terra coltivo queste attività come passioni personali, quando posso, nel tempo libero. Scrivo di cibo perché amare qualcosa e voler comunicare questo amore credo siano una cosa sola, da gourmand aspirante gourmet, sempre pronto ad imparare cose nuove.

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