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Assaggi web: sempre più cibo, gli articoli degli altri in rete


Gli assaggi di questa settimana: Pierre Hermé sugli Champs Elysées e i suoi sogni per il futuro; errori imperdonabili al ristorante; la cantina di Tachis all’asta da Bolaffi; l’Atelier di Robuchon a Macau e infine una bella storia di ristorazione e immigrazione. Buona lettura!

1) Pretesti per andare a Parigi, servono? Diremmo di no, ma se proprio ne cercate uno gourmand sappiate che a dicembre è prevista l’apertura di una sala da tè firmata Pierre Hermè, sugli Champs Elysées. Lo conferma lo stesso Hermè in questa intervista a Le Parisien, dove rivela anche i suoi sogni per il futuro. Il premio come miglior pasticcere al mondo non esaurisce la voglia di migliorarsi e affrontare nuove sfide.

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2) Pasta scotta? servizio lento? Al ristorante diversi errori possono sembrare imperdonabili ma, forse, in fondo in fondo nessuno lo è davvero, o meglio, la volontà di raggirare il cliente con costi mascherati, questo sì che è imperdonabile, parola di Luca Iaccarino che ci elenca un campionario di brutte sorprese al momento del conto.

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3) 16 novembre 2017. Per chi segue le cronache gastronomiche questa data segna l’uscita della Guida Michelin Italia 2018. Per chi invece ama bere bene e magari fare un investimento, allora la data è da segnare in calendario per la messa all’asta, presso Bolaffi, della cantina dell’enologo Giacomo Tachis (Sassicaia e Tignanello, giusto per fare due nomi, sono vini a lui legati). Non per tutti e nemmeno per molti, ma i tesori liquidi in vendita faranno gola di sicuro, qualche esempio? le sette magnum di Barolo Monfortino Riserva 2008, Giacomo Conterno , base d’asta 3500 euro, chi offre di più?

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4) Ha aperto la settimana scorsa l’ennesimo Atelier a New York, dove torna dopo cinque anni di assenza: è Jöel Robuchon, lo chef francese super stellato. Superate le settanta primavere e abbandonata da tempo la postazione ai fuochi, questo chef-imprenditore ha trovato una formula vincente negli Atelier. La cucina, oltre che aperta e a vista, è parte integrante dell’esperienza a tavola per i clienti, disposti lungo tutto il bancone che fa da linea di confine tra cuochi, al centro, e sala. Si riduce forse la possibilità di interazione tra commensali, ma si assiste in diretta alla preparazione dei piatti, tra i quali il suo iconico purè. Rimane comunque la possibilità di qualche tavolo per una seduta più tradizionale. Uno stile più rilassato per una cucina comunque d’autore e pluripremiata. Questo articolo di Passione Gourmet è dedicato all’Atelier Robuchon di Macau: forse la più prestigiosa delle insegne dello chef, sicuramente la più opulenta. In cucina una miscela elegante di classicità francese e purezza orientale, presente anche negli altri atelier, che qui trova la sua dimensione ideale.

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5) Ristorazione e immigrazione, una storia a lieto fine a Milano. Parte dal Bangladesh la storia di Saif, passa dalla Milano di Brera ma dal lato poco artistico di un venditore di rose clandestino, e approda infine nei ristoranti della città, ultimo il Ratanà che, oltre ad assumerlo, punta su di lui per formarlo come sommelier. Saif si impegna, lavora e si dice veramente grato verso i prorietari del ristorante, con una sorta di “neologismo”: graziemente! Il lieto fine di questa storia si chiama integrazione e ci piace.

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Roberto
Roberto
About me

Impiegato a tempo indeterminato, ma aspirante "flâneur", almeno nei sogni; un ozio creativo nel quale dedicarsi completamente alla buona tavola, al cucinare, alle arti visive, alla lirica e alla lettura dell'opera omnia di Balzac. Restando coi piedi per terra coltivo queste attività come passioni personali, quando posso, nel tempo libero. Scrivo di cibo perché amare qualcosa e voler comunicare questo amore credo siano una cosa sola, da gourmand aspirante gourmet, sempre pronto ad imparare cose nuove.

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