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Luppolo e Jugendstil: l’open day al Birrificio Angelo Poretti


Se cercate un nesso tra Jugendstil e birra lo potete trovare a Induno Olona, Varese, qui l’Art Nouveau coniugata in chiave germanica si sposa alla produzione della birra nel Birrificio Angelo Poretti, costruito con le linee di questo stile architettonico.
Nel 2017 festeggeranno 140 anni ininterrotti di produzione di birra nello stesso luogo. Vedano Olona dedica addirittura una festa a Poretti, dall’emblematico titolo “Luppolo in fabula”.birrificio2
Poretti ormai parla italiano con accento danese, la proprietà è stata infatti interamente acquisita dal gruppo Carlsberg, che ne ha fatto l’avamposto della sua produzione nel nostro paese.

Il nome del marchio è legato all’iniziativa del capostipite, Angelo Poretti. Nella seconda metà dell’800 fece un tour tra Austria, Baviera e Boemia alla scoperta di mastri birrai. Al ritorno, nel 1877, aprì un proprio birrificio in Valganna, accanto ad una preziosa fonte d’acqua, detta la Fonte degli Ammalati; il luogo ideale essendo la birra per oltre l’80% costituita d’acqua.
Il complesso è in stile jugendstile: elegante ma semplice, pochi elementi decorativi. Giallo e grigio i colori esterni, facilmente ritoccabili e simbolo dell’industria e della birra. Un’estetica che coniuga il bello e il pratico, tipica di industriali illuminati. Un grande bio parco completa il contesto, tra sequoie e castagni, e avvolge lo stabilimento.

Il passato, oltre che una preziosa eredità, deve essere anche un’opportunità da sviluppare nel presente: conservare, recuperare e sviluppare, rappresentano il modo migliore per far tesoro dell’esperienza. Qui l’hanno fatto almeno in due modi: ristabilendo la tradizione dell’open day allo stabilimento che si mostra al pubblico per raccontare la propria storia, come faceva già anche Poretti al cambio di stagione, per festeggiare la birra nuova. In secondo luogo con il recupero nel 2008 della storica sala cottura del mosto, gioiello architettonico ristrutturato e riportato in funzione.

Nel viale, che dall’ingresso conduce allo stabilimento, piante di luppolo fanno bella mostra ai lati, tutt’altro che leziosa come scelta, in fondo chi l’ha mai vista una pianta di luppolo ?birrificio1
Il cuore del complesso è la sala cottura: entrando estetica e funzionalità vanno a braccetto, grandi caldaie color rame, eleganti piastrelle bicrome ed enormi quadri, come sottofondo Vivaldi “aiuta” il mosto a maturare. Già dall’esterno magnifica la pensilina in ferro battuto, festoni di luppoli decorativi e allusivi scandiscono la scalinata che conduce alla sala. Un mastro birraio Poretti illustra il ciclo produttivo. Si parla di alcool e trasformazione degli zuccheri, partendo dall’orzo. La tostatura legata alla scurezza della birra. Il malto (cioè orzo germinato ed essiccato) macinato viene unito ad acqua e in una caldaia crea una miscela trasformata in impasto zuccherino, un mosto ancora molto dolce. Per bilanciarlo si unisce quindi il luppolo, recente come scoperta, in passato si usavano altri ingredienti. Il luppolo non solo amarica, raro predicato che riscopriamo oggi, ma aromatizza (speziato, erbaceo, agrumato). Il mosto viene poi chiarificato e si giunge alla fermentazione dopo il raffreddamento. Qui avviene l’incontro con quello che, in un eccesso di modestia, il mastro birraio Poretti definisce il vero mastro birraio naturale, il lievito, ossia colui che trasforma il mosto in birra dopo una settimana di fermentazione primaria e infine, dopo due settimane, la birra birrificio4è pronta. Viene anche filtrata e infine pastorizzata per mantenerla integra nel tempo.
Tradizione, tecnologia e rispetto dell’ambiente. Il mastro birraio sottolinea l’innovativo fusto Carlsberg, in plastica, il meno impattante per l’ambiente (in base ad uno studio di ciclo di vita del prodotto, più leggera come trasporto, la plastica impatta meno rispetto all’acciaio e quindi produce meno consumi in combustibile) e senza immissione di CO2 nella birra per spillarla, che qui invece viene schiacciata dalla pressione dell’aria.
Dopo Heineken e Peroni, Carlsberg-Poretti è il terzo polo produttivo italiano: 2 linee di imbottigliamento per 75000 bottiglie/ora, 1 milione di pinte di birra in ogni tank di fermentazione.

Terminata la visita alla parte produttiva, ci si arrampica su una dolce collina che sovrasta il sito, il contesto è verdeggiante, attorno un parco mozzafiato; si direbbe che il rispetto per l’ambiente in casa Carlsberg-Porebirrificio3tti sia quasi dovuto: sovrintendenza alle Belle Arti da una parte e vincoli ambientali dall’altra, hanno quasi indotto ad un ibrido di produttività industriale, ambiente e bellezze artistiche. Se non artigianale in senso stretto, quella di Poretti è una piccola dimensione industriale. Terminata la salita, si giunge a Villa Magnani, delizioso Liberty di inizio XX secolo, 1905 opera di Stacchini lo stesso architetto della Stazione Centrale e dello Stadio Meazza di Milano. Villa padronale costruita per il successore di Angelo Poretti, per noi è oggi luogo di assaggi.

Un universo dalla grande variabilità quello della birra: ricetta, colore, sapore, gradazione alcolica, tipo di fermentazione e tipo di lieviti usati, sono tutte variabili che combinate danno origine a prodotti diversi tra di loro.
Il Birrificio AngeloPoretti si è fatto portavoce della riscoperta della biodiversità dei luppoli, centinaia le varietà in natura. La gamma delle loro birre è quindi diversificata con 4, 5, 6, 7 persino 10 luppoli miscelati in un’unica birra, anche se sempre uno è il predominante e conferisce carattere alla birra. La 8 luppoli, ad esempio, è fresca e agrumata, la particolare 10birrificio5 luppoli creata in occasione di Expo 2015, è una birra che utilizza anche il lievito tipico della spumantizzazione e dello spumante assume quasi l’aspetto. Alle porte dell’estate viene presentata la stagionale estiva 7 luppoli, nel 2017 chiamata l’esotica: una fresca e chiara birra con moderato tasso alcolico e ingredienti che danno note speziate come il particolare lievito utilizzato, e fruttate, come il mango che fornisce una nota profumata. Un fresco sorso per concludere la visita e una nuova birra per iniziare l’estate.

Roberto
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About me

Impiegato a tempo indeterminato, ma aspirante "flâneur", almeno nei sogni; un ozio creativo nel quale dedicarsi completamente alla buona tavola, al cucinare, alle arti visive, alla lirica e alla lettura dell'opera omnia di Balzac. Restando coi piedi per terra coltivo queste attività come passioni personali, quando posso, nel tempo libero. Scrivo di cibo perché amare qualcosa e voler comunicare questo amore credo siano una cosa sola, da gourmand aspirante gourmet, sempre pronto ad imparare cose nuove.

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