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GlocalCibo


GlocalCibo: Varese e la comunicazione del nutrimento

Il mio Glocal-bigino per chi non c’era.

A poche ore dalla conclusione della quarta edizione di Glocal a Varese, l’unico hashtag che potevo creare era #orfanidiglocal.

Perché dopo una quattro giorni forsennata, nella quale le energie si sono canalizzate tutte a raccontare che cosa succedeva in quelle meravigliose sale varesine, è impossibile staccare completamente.

Dopo un’abbuffata di tweet (ne sono stati scritti quasi 12mila!!!) perdere di botto il contatto con il mondo della comunicazione e del giornalismo digitale era un colpo troppo forte da reggere.

E infatti, chi ci ha lavorato alacremente e senza sosta come me, non ha smesso.

E domenica pomeriggio ha continuato a pensare, ragionare, postare, condividere, perché – come ha detto il Direttore Giovannelli ‘saremmo davvero stupidi se adesso perdessimo tutta questa voglia di fare cose belle insieme’.

Ecco, non l’abbiamo persa, e navighiamo fieri verso l’edizione numero 5, consapevoli che tutto si può migliorare ma che quella che è appena passata è stata davvero una versione super di Glocal.

E parlando di Cibo, la sezione del Festival che narrava i fatti della comunicazione in ambito gastronomico, la soddisfazione per me è doppia.

Perché era la nostra ‘prima volta’, e perché di sicuro le aspettative erano calmierate dal troppo interesse verso la cucina cucinata rispetto a quella raccontata e comunicata.

E invece, e invece i numeri sono impressionanti e le energie sviluppate intriganti: abbiamo chiacchierato, ci siamo confrontati, abbiamo discusso e preso posizione. Il tutto, senza mai parlare di ricette, senza mai citare uno chef e senza cuocere un uovo (ok, abbiamo ceduto al cooking show ma l’abbiamo fatto in un modo ‘alternativo’, e solo per celebrare una serata speciale, nella quale le parole hanno comunque avuto il sopravvento sul ‘food da intrattenimento’).

Da parte mia, un riassunto del tutto personale e senza soluzione di continuità.

  • ‘Anna, siamo nei twitter trends con #GlocalCibo’ (iniziare a saltellare per la sala come una bambina felice è stato un tutt’uno: per chi lavora da anni su Twitter è una soddisfazione impagabile. Con buona pace di Marco Giovannelli, e della sua lapidaria ‘se ti accontenti così…’)
  • Pirellone, interno con vista. Alla conferenza stampa, prima di presentare GlocalCibo, dall’ordine dei giornalisti arriva una voce che sottolinea l’importanza di essere chiari e decisi verso la ‘marchettizzazione’ del giornalismo gastronomico. Amen, sembra di aver centrato l’obiettivo prima ancora di sapere che ci fosse il bersaglio.
  • Più cibo, meno food. Lo proclamo a gran voce da sempre. Ho lottato perché questa sezione si chiamasse GlocalCibo, quando tutti sapevamo che GlocalFood avrebbe avuto più appeal. (appunto, non ci interessa l’appeal, ma ci interessa ragionare con concretezza sulla comunicazione del cibo in quanto nutrimento, non sulla strumentalizzazione che ne fanno troppo spesso quelli che lo stanno sfruttando come moda, e non ne capiscono l’importanza quotidiana)
  • Quando la stanchezza sta prendendo il sopravvento sulla capacità di ragionare, guarda quei ragazzi che fanno parte del Social Media Team guidati magistralmente da David e Donata. Loro ce la fanno, loro sono sempre a battere forsennatamente sulla tastiera del loro smartphone, loro sono talmente concentrati su questo meraviglioso lavoro da non vedere null’altro. Ok, ce la faccio anch’io. La loro energia diventa la mia. Il loro desiderio di comunicare in maniera precisa e circostanziata un fenomeno come Glocal è da premio. Certo non posso essere io a deludere loro.
  • Scegliere i relatori di GlocalCibo è stato difficile. Anche scegliere i temi da trattare. Ma ognuno di loro, e ognuno dei temi che abbiamo inserito nel programma, ha portato un tassello al nostro ragionamento globale. E ciascuno ha avuto un senso. Grazie a loro per aver accolto la sfida e averci aiutati a capire, o almeno ad aver stimolato dubbi e riflessioni. Ma soprattutto grazie perché hanno proseguito anche a casa, mandandoci poi i loro pensieri dopo l’evento.
  • Marco. Che dire? Grazie. Meraviglioso capire giorno per giorno come mai un piccolo giornale on line sia diventato un punto di riferimento per il giornalismo italiano. Basta stargli accanto, e ti rendi subito conto che il segreto è tutto lì, nel suo essere straordinariamente normale, e normalmente straordinario. No, non è piaggeria. E’ un dato di fatto: e se vi avvicinate anche solo per qualche attimo a quella redazione scoprirete che il collante speciale del tutto è lui.

Già, ma che cos’ho imparato?

Se gli stimoli sono giusti, anche il locale può essere globale.

Più pesci, meno ragni: Mafe de Baggis e la sua riflessione sull’iPhone è stata illuminante. Non parlare a chi smonta uno smartphone, ma a chi lo usa. Allarga il tuo pubblico, sii utile e non saccente.

Contenuto: chi se ne frega come lo fai arrivare, ma crealo bene. L’autorevolezza la fa quello che dici, non dove e come lo distribuisci.

Etica: al primo posto, sempre. Mentre racconti una notizia, mentre provi un pacco di pasta, mentre organizzi un evento. Valeria Carbone va dritta al punto ‘Le aziende non hanno bisogno di marchette: sono squalificanti per loro e per chi le scrive’ . Amen. Lorenzo Brufani replica ‘Le aziende devono capire meglio che la moneta digitale non è l’euro ma la reputation che un brand ha, sia esso persona o editore’.

Lettore: al centro. Vallo a cercare, stimola la sua curiosità, seducilo, ma non tradirlo. Scrivi per lui e solo per lui. Pier Luca Santoro ha detto: Dal fordismo a Facebook, il mercato ha messo al centro il consumatore. I giornali hanno fatto lo stesso col lettore? (no, mannaggia, non ancora a sufficienza!).

Giornalisti: ci possono sostituire con delle macchine? Certo, se non ci rimettiamo a fare le cose per bene, producendo contenuti di valore e di approfondimento.

Sharing: condividere informazioni, riflessioni, strumenti, professionalità. Ci credo da sempre, e tutti quelli che stimo di più l’hanno raccontato bene. La forza della rete è davvero questa.

Digitale: Se ci lamentiamo perché sui social ci sono i gattini, forse è anche perché non ci abbiamo portato subito il giornalismo vero. Siamo ancora in tempo: se l’esperienza on line delle persone si consuma sui social, è lì che noi dobbiamo portare il giornalismo. Massimo Russo docet. Il vicedirettore della Stampa ha anche detto ‘L’epoca dei siti è probabilmente finita’. E questo è il tema vero sul quale ragionare d’ora in poi.

E tu sei nodo o arco? Federico Badaloni ha rivelato una verità evidente: il mondo della rete è un grafo di nodi e archi. I nodi non hanno senso se non sono connessi. Quindi: diventiamo produttori di relazioni più che produttori di contenuti. (la mia riflessione: condividiamo contenuti ben prodotti e relazioniamoci con chi ci può aiutare a diffonderli).

Fotografie: ciò che conta non è il centro dell’immagine, quello che deve stare più fermo è la macchina fotografica, e il cibo ha senso anche fotografato fuori dal tinello. Pillole di saggezza di Giandomenico Frassi e Beatrice Prada nel workshop di fotografia e styling che chiude il Festival. Il racconto del cibo che non deve essere solo didascalico ma anche evocativo. Magari.

Qui, alcuni dei link che raccontano quest’esperienza, che aggiorneremo man mano arriveranno altri contributi.

www.festivalglocal.it/2015/11/10/glocal-cibo-a-glocal15-si-parla-di-editoria-gastronomica/

www.festivalglocal.it/2015/11/22/glocal15-chiude-in-bellezza-a-villa-panza/

www.varesenews.it/2015/11/oltre-lindignazione-da-parmesan-sfida-ai-luoghi-comuni-del-giornalismo-enogastronomico/463720/

www3.varesenews.it/blog/enogastrocosmico/?p=567

www.varesenews.it/2015/11/anche-per-il-tacchino-farcito-valgono-le-regole-del-giornalismo/463495/

www.facebook.com/photo.php?fbid=10208313671782188&set=a.10201286051736079.1073741825.1315892177&type=3&theater

www.misurarelacomunicazione.it/2015/11/23/glocalnews-twitter/

steller.co/s/57bqEDGZLWn

conviviare.com/2015/11/24/scrivere-di-cucina-e-scrivere-ricette-e-fare-la-giornalista/

www.womaninpower.it/WIP/?p=1902

Grazie a tutti quelli che hanno avuto la pazienza di seguirci in quest’avventura e … ci si vede a Glocal16!

(La foto è di Fabio Fimiani)

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Unaricettalgiorno è un lavoro di gruppo. Nasce dall’esigenza di prendere meno sul serio il mondo del cibo, ma non per questo spiegandolo meno seriamente, anzi. Costruito da professionalità diverse ma molto affiatate, è la nuova frontiera del magazine web di qualità.

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