Dani By

Dopo il lavoro, un aperitivo?


Patatine, noccioline, tartine, “tapas”, ma anche piattini di risotto e di pasta, insalate e ogni tipo di stuzzichino che possa accompagnare una bevanda più o meno alcolica.

L’aperitivo ormai può essere assaporato in mille modi: da una semplice bottiglietta di bitter con un piattino di patatine a un vero e proprio cocktail consumato in un susseguirsi di portate, fino ad arrivare a quello che, con un neologismo in grado di rendere bene l’idea, viene chiamato “apericena”: un ibrido capace, volendo, anche di sostituire l’intero pasto.

In ogni caso l’aperitivo, diffuso ormai in tutto il mondo, nasce in Italia sul finire del 1700.
È a Torino che, nel 1786, Antonio Benedetto Carpano inventa il Vermut (o Vermouth), un vino bianco aromatizzato alle erbe che raccoglie grande successo come bevanda da assaporare prima del pasto per stimolare l’appetito.
Prodotto e commercializzato successivamente dalla Cinzano e dalla Martini & Rossi, viene conosciuto in Italia e all’estero e, con il semplice appellativo di Martini, conquista fama mondiale anche come ingrediente di base di cocktail e apertivi più complessi.

Al di là del tipo di bevanda utilizzata però l’aperitivo diventa anche un elemento del costume, un rito, un appuntamento che, soprattutto in alcune città, scandisce i tempi della giornata.
Così se a Trieste e in tutto il Friuli nessuno può rinunciare a un’“ombra” (un tempo di Tocai oggi più spesso di Prosecco) sorseggiata all’imbrunire, a Torino continua la tradizione del vermut in piazza Castello o sul Lungopò, mentre a Milano un Negroni o un Bellini in Galleria segnano una pausa nella tradizionale frenesia lombarda. E lo stesso accade un po’ in tutte le città dove i locali si sfidano ad offrire le migliori bevande accompagnate dalle più ricche dotazioni.

E a casa?
Un happy hour domestico può rivelarsi una soluzione ideale per quattro chiacchiere con gli amici come per “stemperare” un incontro con qualcuno con cui si ha poca confidenza: meno formale e impegnativo di una cena, sicuramente divertente, l’aperitivo va organizzato con cura.
Varietà negli stuzzichini e come sempre qualità innanzi tutto.
E da bere? Sempre almeno una proposta analcolica, per non escludere gli astemi, i più piccoli o chi non può bere per qualche motivo specifico (ad esempio le donne in gravidanza).
E poi, se abbiamo tempo e voglia possiamo giocare a fare i barman e cimentarci in cocktail classici, dallo spriz alla sangria, o improvvisati con fantasia.
Ma la proposta più classica e di sicuro effetto è il vino.
Sì, ma quale? Quello buono, ovviamente.
Bollicine in primo luogo, a partire dall’immancabile Prosecco, ma anche bianchi, rosati e, perché no?, rossi, purché sappiano stuzzicare e invogliare al cibo e non siano troppo “ingombranti”.

 

corteaura_0081Corteaura Franciacorta docg Rosé
Rosé: Eleganza vellutata
60% Pinot Nero e 40% Chardonnay. Le uve provengono da vigneti dislocati nei diversi comuni della Franciacorta per raccogliere in una sola cuvée tutti i profumi e gli aromi di un territorio vocato alla spumantizzazione.
L’affinamento sui lieviti è di almeno 30 mesi ad una temperatura costante di 12- 15 gradi.
La vendemmia è rigorosamente manuale attraverso la selezione dei grappoli in vigna e un trasporto direttamente in cantina in piccole cassette che preservano la materia prima.
La vinificazione scelta segue una pressatura soffice delle uve e una fermentazione in vasche di acciaio a temperatura controllata (16 gradi)
Il Rosé di Corteaura ha un colore rosa tenue a buccia di cipolla dorata. Il profumo è elegante con note di mora e lampone tipiche dell’eleganza del Pinot Nero. Il gusto è morbido e succoso con una bella espressione di acidità equilibrata. Il Rosé di Corteaura è un Franciacorta da bere con gli occhi dotato di una forte personalità e di un bell’equilibrio olfattivo.
La temperatura di servizio consigliata è di 6 gradi.
Abbinamenti: ottimo all’aperitivo e a tutto pasto, si abbina perfettamente a piatti di mare, pesce crudo, a carni rosse leggere, salumi misti, primi e secondi piatti a base di salsa di pomodoro. Ideale anche con pizze come la margherita, formaggi stagionati.

 

Bisol Cartizze DOCG
Bisol Valdobbiadene Superiore di Cartizze DOCG Spumante Dry

Il colore è giallo paglierino, il perlage è vivace, persistente e sottile.
Il profumo è quello elegante di fiori di prato, gradevolmente fruttato con sentori di mela, pera e pesca.
Il sapore è sapido, pieno, equilibrato, con amabilità contenuta e accompagnata dall’intenso ed elegante fruttato.
Servizio
Servire ad una temperatura di 8°C, in un ampio calice di cristallo.

 

 

 

 

falerno_bianco

 

Falerno del Massiccio bianco D.O.P.
Dalla Falanghina degli antichi romani nasce vinificato in purezza il Falerno del Massiccio bianco.
Di colore giallo paglierino e profumo profondo ed elegante, rivela sentori di frutta matura fra cui risaltano banana, ananas e pesca gialla. Sapore equilibrato, vellutato, ricco e persistente.
Epoca di vendemmia: seconda decade di settembre
Vinificazione: criomacerazione delle uve per ottenere una maggiore estrazione aromatica e di struttura. Segue una pressatura soffice e una decantazione afreddo del mosto che successivamente fermenta ad una temperatura controllata di 10/12° per circa 20 giorni.

 

 

 

plato_bianco
PLATO BIANCO I.G.T. Toscana

Tipologia: Vino bianco secco
Zona: Maremma Toscana
Vitigno: Sauvignon, Chardonnay, Sangiovese vinificato in bianco
Tipologia del terreno: Argilla di medio impasto, Galestro (friabile scisto argilloso) e Alberese (roccia sedimentaria calcareomarnosa)
Affinamento: 6 mesi in acciaio seguiti da un variabile periodo in vetro, in modo da preservarne la freschezza.
Colore: Giallo paglierino tenue con lievi riflessi verdognoli
Profumo: Sottile, intenso e delicato, fresche note di agrumi e mandorla
Sapore: Vino con generosa ricchezza alla bocca, caratterizzato da note fresche
Abbinamento: Ideale se abbinato a pollame, pasta, pesce e frutti di mare.
Vino fresco, facile da bere con uno spiccato stile fruttato.

 

plato_rosso
PLATO ROSSO I.G.T. Toscana

Tipologia: Vino rosso secco I.G.T. Toscana
Zona: Maremma Toscana
Vitigno: Cabernet Sauvignon, Sangiovese, Syrah, Merlot
Tipologia del terreno: Argilla di medio impasto, Galestro (friabile scisto argilloso) e Alberese (roccia sedimentaria calcareomarnosa)
Affinamento: Breve passaggio in legno francese con successivo affinamento in bottiglia per meglio amalgamare il tannino
Colore: Rosso vivace con riflessi purpurei
Profumo: Aromi di frutti rossi freschi, bouquet che ricorda la viola, vaniglia, note tostate
Sapore: Vino profumato e corposo con uno stile vibrante e fruttato, leggermente tannico con eccellente intensità e persistenza
Abbianmento: Carni rosse e bianche, pollame nobile.

 

 

quore

QUORE BRUT RISERVA TRENTO DOC
Tipologia: Spumante
Vitigno: Chardonnay
Colore: Dorato, leggermente carico, vivace e brillante
Profumo: Piacevolmente offre una gamma di fragranze che vanno dalla crosta di pane ai toni vanigliati, con un retrogusto di crema di mela matura e frutta secca.
Sapore: Gusto pieno e rotondo, complesso, in cui si trovano le note di frutta matura rilanciate da un sottofondo di agrumi.
Abbinamento: da bersi come aperitivo, ma anche per accompagnare un pranzo importante.
Caratteristica: Vino fresco e vivace, pieno e di solida struttura, con un finale persistente, proprio come il suo unico perlage.
Il vino: Affinamento sui lieviti per almeno 40 mesi. Ottenuto da uva vendemmiata a mano.

 

Dani
Dani
About me

Daniela Guaiti, autrice instancabile di manuali di cucina, ha fatto della divulgazione gastronomica la sua missione nella vita. Ha scritto libri su quasi tutto quello che ha a che fare con il cibo: la cucina tradizionale italiana (18 volumi di Grande cucina Regionale) e quella etnica (Sushi, I sapori della cucina spagnola), la cucina d’autore (Le Carni, Sapori e profumi nella cucina di 12 grandi chef) e quella dietetica, senza dimenticare i prodotti tipici (1000 sapori da gustare nella vita), il vino (I grandi libri del vino) e la birra. Tantissimi libri, con diversi editori, da Gribaudo a Giunti, da De’ Vecchi a Rizzoli, ma anche giornali: prima La Cucina del Corriere della Sera, e adesso La Cucina Italiana. Perché oltre al cibo, nella sua testa c’è la scrittura. Si è laureata in Letteratura Greca alla Statale di Milano, ma subito ha capito che non ci sarebbe stata un’altra via possibile: tra la letteratura e le ricette ha sposato queste ultime, senza se e senza ma. Anzi, un ‘ma’ c’è: ma non prendiamoci troppo sul serio!

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