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Da Lione a Nantes con tappa gastronomica


Da Lione a Nantes, tra castelli, una tappa gastronomica, una letteraria e un migliaio di km percorsi alla guida.

Arriviamo all’aeroporto di Lione, il tempo di prendere la navetta da un terminal all’altro, pratiche di noleggio auto, chiavi nel cruscotto e subito si riparte. Lione non la vediamo nemmeno, come partenza ha un che di traumatico, per un gourmand aspirante gourmet, arrivare nella città gastronomica di Francia e non consumare nemmeno un pasto!

Dopo 150 km la consolazione è immediata, la réservation c’è, riguarda un’altra città e un’altra tavola rispetto a quelle lionesi: Troigros – Roanne. Tre generazioni ai fornelli, la quarta è pronta, un luogo sopra il quale brillano stelle Michelin da oltre 40 anni, che ha contribuito a fare la storia della ristorazione francese e che ha influenze italiane e influenzato l’Italia; non fosse altro per il fatto che la madre di Monsieur Michel è italiana e che il Maestro dei cuochi italiani ha svolto qui parte della sua formazione. Maison Troigros, la grande T campeggia fuori, si varca la soglia, ci si emoziona. Indimenticabili saranno i bocconi di anguilla e un soufflé dalle dimensioni imbarazzanti, divorato, un maitre prodigo di sorrisi che ci fa sentire a nostro agio e ci conduce in cucina dove 18 cuochi lavorano in silenzio, ognuno sa quello che deve fare, senza troppe indicazioni. Di gratificazioni del palato ne seguiranno altre, meno blasonate ma comunque memorabili, come una brioche perdue da 0,65 euro, variazione del pain perdu, con una bagna di latte e vaniglia che sa di coccola materna, mangiata su una panchina con vista sul coro della cattedrale di Bourges.

Seguono giorni itineranti, incontro alla Loira, seguendone il corso fino all’Atlantico. Il bilancio sarà positivo e carico di emozioni, che richiedono di venir rielaborate a freddo, con le foto o rileggendo le note di viaggio scritte di getto. Chambord, Chenonceau, Amboise, Villandry, Azay-le-Rideau, sono nomi già noti, ora li associamo ad immagini reali, a racconti di audio guide puntualmente noleggiate e ascoltate avidamente, ad esperienze vissute, rapidamente susseguitesi. Luoghi che, tramite architetture ed arredi, sono stati il pretesto per un affresco di storia francese: dinastie reali e i loro intrecci di matrimoni, lotte di potere, religiose, ma anche lotte tra mogli e favorite del re, che ostentavano potere con costruzioni maestose, magari mai abitate o addirittura mai visitate. Poi c’è Saché, un castello a parte, di per sé dice poco, a me dice molto; il luogo in cui Balzac ha spesso soggiornato, giocato, mangiato, bevuto e, sopratutto, scritto, un castello nel quale lo sforzo per non commuoversi è stato forte. La signora che ci ospita a Tours, a distanza di poche ore, chiede due volte : pourquoi Saché ? pourquoi Balzac ? Parce-qu’il avait de l’esprit et une capacité d’observation unique. C’est tout e non è poca cosa.
Ai castelli corrispondono centri abitati, tra i quali lasciano il segno Bourges con la sua piazza medioevale e le case del 500 a graticcio, o Amboise, costruita ai piedi del castello, un piccolo borgo, vie strette, pavé, con la tipica panetteria/pasticceria/sala da tea tutto insieme, gestione familiare e tradizionale orgogliosamente rivendicata come recita l’insegna “dal 1913 ad Amboise”, che è stata anche ultima residenza ed ora luogo di sepoltura di Leonardo da Vinci. Colpiscono anche Angers e Nantes già grandi centri, architetture belle epoque, sottotetti abitati, e vetrine delle Galeries Lafayette che ammiccano e richiamano Parigi.

A Nantes sapori bretoni, in coda, ostriche che sanno di mare e un sablé breton morbido e friabile assieme, diresti frolla ma la senti diversa, nella cornice de La Cigale, 1895, stile belle epoque quasi assordante. Nantes una città dalla quale l’oceano ancora non lo vedi ma è come se ne percepissi la presenza. In otto giorni toccati cinque hotel, quelli di Tours e Amboise lasciano il segno. Il primo un manoir, ambiente curato e d’epoca ma anche caldo e accogliente, al netto di qualche “scomodità”, “d’epoca” anch’esse, ma scale a piedi e vasca da bagno sono “difetti” annullati dal calore e dalle discrete attenzioni, non senza una punta di pepata ironia, della Signora che gestisce la casa. Quando entriamo con l’auto sul viale di ghiaia che conduce all’ingresso, lei è già in cima ai tre gradini che separano la villa dal viale, ci attende sorridente, lunghi capelli bianchi acconciati a chignon, sguardo azzurro, un bel sorriso e pronta stretta di mano. Prodiga di consigli al mattino, cartina e penna rossa alla mano; alla partenza le chiedi come pagare e lei ” attendez Monsieur j’appelle mon ministre des finances “, avviandosi verso lo studiolo del marito, insomma una vera regina….. del focolare.
Poi Amboise, una casa a tre piani, chambres d’hotes. Madame Aude ci raccomanda di coprirci la sera, perché sulla Loira tira vento, ci saluta con due baci e “pretende” che lasciamo una nota sul registro degli ospiti. Arredi curati, un po’ sopra le righe, ma divertenti, colorati e accoglienti, la nostra camera tutta bianca e rosa, con rose dappertutto, ha un nome, come tutte le camere: Cathrine de Medicis.

É già ora di imbarcarsi, Nantes Atlantique – Milano. Atterriamo ed è subito richiamo di grano duro in forma di pasta, semplicemente olio evo e parmigiano, una trinità profana, cotta al dente, che ci riconcilia con casa, senza rinnegare una settimana intensa per la quale proviamo già nostalgia, anzi, nostalgie.

Roberto
Roberto
About me

Impiegato a tempo indeterminato, ma aspirante "flâneur", almeno nei sogni; un ozio creativo nel quale dedicarsi completamente alla buona tavola, al cucinare, alle arti visive, alla lirica e alla lettura dell'opera omnia di Balzac. Restando coi piedi per terra coltivo queste attività come passioni personali, quando posso, nel tempo libero. Scrivo di cibo perché amare qualcosa e voler comunicare questo amore credo siano una cosa sola, da gourmand aspirante gourmet, sempre pronto ad imparare cose nuove.

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