Roberto By

Dal teatro alla Scala, la Prima!


7 dicembre 2016.

Questa giornata per chi vive a Milano vuol dire Sant’Ambrogio, la festa patronale, un giorno di ferie che coinvolge tutti e che riesce a mettere Milano al centro del mondo, anche solo per un minuto di TG o un distratto trafiletto. Il merito ? La Prima del Teatro alla Scala ! Tutti, anche i non appassionati, sanno che si svolge oggi. Milano al centro dell’attenzione lo è già, con un flusso di turisti mai visto in passato. Come altre città ha capito anche che fare sistema attorno ad un evento culturale crea indotto (con la cultura si mangia eccome, basta saperla cucinare), oltre ad essere un’azione socialmente meritoria. Oltre 20 i luoghi della città in cui questa Prima viene proiettata, la cosiddetta Prima diffusa; colpisce sempre il mega schermo all’ottagono, nel centro del centro di Milano, il salotto buono, la Galleria Vittorio Emanuele. Quest’anno anche la diretta su RAI1, cosa rara, e persino La Rinacente è tutta a tema Butterfly, vetrine allestite dallo stesso regista dell’Opera, Alvis Hermanis.

Ma veniamo alla serata vera e propria, ora di inizio anticipata, rispetto alle canoniche ore 20:00, alle 18:00 il Maestro Chailly è già sul podio. Massime cariche istituzionali assenti per evidenti impegni a Roma; l’idea del Sindaco di Milano, subito accolta dal Teatro, è stata quella di colmare questi vuoti invitando quattro persone delle zone terremotate, bravi. Il Presidente Mattarella invia un messaggio letto dal sovrintendente Pereira, poco prima dell’inizio. Con questa laica “benedizione” si parte, il tempo di spegnere le luci per l’ingresso del Maestro Chailly, che subito le luci si riaccendono, parte il primo accordo e tutti sanno già cosa fare: in piedi, è l’Inno, capace ancora di commuovere, e meno male. Lo spettacolo fila liscio e, come molti sanno, (su questi lidi è già stato scritto) la particolarità di questa rappresentazione è quella di essere nella versione originale del 1904, data proprio alla Scala, e poi rimaneggiata da Puccini in seguito al fiasco scaligero. Visto come è andata stasera, potremmo dire che è stata una “rivincita” di Puccini. Diversi i momenti intensi o anche di sottile sensibilità ( gli accordi che seguono all’estrazione del pugnale nel primo atto, la musica quasi straniante dopo la cerimonia di nozze, come presagisse il finale, e tanti altri ancora) in cui è difficile non commuoversi, grande merito a Puccini ma anche al direttore; Chailly ama questo compositore e riesce a farlo amare tanto anche a chi, come me, non è un pucciniano sfegatato. Visivamente semplice, elegante, colorata. Costumi, trucco e acconciature notevoli, marchio di fabbrica dei laboratori Ansaldo della Scala, con maestranze in grado di produrre vere meraviglie. La scena è la casa di Butterfly, di per sè fissa; viene sfruttato il fatto che sia una tipica casa giapponese a pannelli scorrevoli, che mostrano quindi scene dipinte o proiettate sui pannelli, quadri colorati, la città di Nagasaki in lontananza, il porto e all’orizzonte quel mare dal quale si vedrà levarsi l’assai noto fil di fumo. L’elemento scenico fisso, la casa, diviene elemento mobile e scorrevole, e sopratutto, elemento narrativo, come in fondo lo è anche nella vita la casa di ognuno di noi che parla di chi ci vive dentro. Gli interpreti tutti all’altezza: la protagonista (Maria Jose Siri) rende il personaggio con la voce ma anche con i movimenti, mai casuali, quasi una vera coreografia. Bravo anche il tenore non altrettanto apprezzato però. Si distingue la cameriera Suzuki ( la bresciana Annalisa Stroppa ) e notevole lo Sharpless di Carlos Alvarez, oltre al bravissimo Goro di Carlo Bosi. Alla fine 14 minuti di applausi, diranno le cronache della sera stessa, e ovazioni per tutti persino per scenografa e regista, contrariamente a quanto avviene di solito, la regia non di rado subisce gli strali del pubblico. Come ogni Prima varia mondanità: stole, strascichi e più omologati smoking per gli uomini (a parte chi, come il sottoscritto, si concede un tocco di colore in papillon e fascia). Nell’unico intervallo previsto tante foto ricordo, la sala e anche il foyer sono variamente adobbati di fiori. In sala il Palco Reale sembra un albero di ciliegio, a tema con l’opera, realizzazione Dolce & Gabbana così come Made in D&G è l’albero di Natale con le fasce dorate, bellissimo. Dicono che i fiori di ciliegio siano finti, peccato, ma d’altronde irreperibili in questa stagione. Nell’intervallo scorgo al bar in una bella teca con disegni floreali di ciliegio (ormai un must della serata) la bottiglia che uno degli sponsor, Bellavista, ha dedicato alla serata, colgo l’occasione e ne prendo un calice per brindare a questo spettacolo. Tra gli invitati Juan Carlos I di Spagna, entrando mi passa accanto, sempre una bella presenza carismatica. Nel foyer, preso d’assalto da telecamere e fotografi, Roberto Bolle, che qui gioca in casa. Tra lustrini, reali, paillettes e vip, la mia piccola soddisfazione l’ho avuta nell’intervallo: una mia conoscente, che non ama nè conosce l’opera, mi scrive un sms quasi stupita per dirmi che la sta guardando in TV, le è piaciuta e quasi si è commossa. Merito della musica, merito della Scala, la Prima diffusa oltre a mondani luccichii diffonde anche civiltà.

Roberto
Roberto
About me

Impiegato a tempo indeterminato, ma aspirante "flâneur", almeno nei sogni; un ozio creativo nel quale dedicarsi completamente alla buona tavola, al cucinare, alle arti visive, alla lirica e alla lettura dell'opera omnia di Balzac. Restando coi piedi per terra coltivo queste attività come passioni personali, quando posso, nel tempo libero. Scrivo di cibo perché amare qualcosa e voler comunicare questo amore credo siano una cosa sola, da gourmand aspirante gourmet, sempre pronto ad imparare cose nuove.

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