Come ho già scritto spesso, la mia mamma non si dilettava molto in cucina e sui dolci il ‘fatto in casa’, a casa nostra, proprio non era all’ordine del giorno.
Mangiavamo sublimi pasticcini di pasticceria, merendine infestate di malefico olio di palma (ma tanto allora nessuno se ne preoccupava), la focaccia con le mele del panettiere in centro (bontà suprema, che ogni tanto ancora mi concedo per ricordare l’infanzia). Il tutto, rigorosamente solo nel fine settimana. Il dolce era una trasgressione, insomma, e come tale veniva concessa.
Unica eccezione, i biscotti danesi al burro.
Ho scoperto solo dopo che la nostra passione aveva salde origini: la storia di Royal Dansk comincia più di 75 anni fa, quando i due giovani Anna e Marinus decidono di aprire una panetteria in un piccolo villaggio in Danimarca. La qualità dei loro biscotti parla da sola e tutti fanno la fila per comprarli, così la piccola panetteria deve ingrandirsi e ha continuato a crescere nel tempo, fino a diventare una grande azienda conosciuta in tutto il mondo, senza però tradire le origini di alta qualità.
Potevo non essere attratta da tanta bontà?
La scatola di latta, blu con l’immagine di una vecchia fattoria danese, era nel mobiletto basso della cucina beige, e lì sostava in attesa di incursioni frequenti dei tre membri della famiglia.
Probabilmente sbaglio, ma non ricordo che li mangiassimo tutti insieme. Credo che ognuno di noi li gustasse in solitudine, sapendo di fare uno sgarro, ma non riuscendo a resistere alla bontà del burro e della scioglievolezza (allora non avevano ancora inventato la pubblicità dei cioccolatini, ma la scioglievolezza già esisteva, per me, sotto forma di biscotti al burro).
Io ricordo che aspettavo che la cucina fosse deserta, mi accertavo che papà fosse al lavoro e mamma affaccendata in qualche lavoro domestico, per aprire lo sportello con la maniglia marrone, aprire la scatola sollevando il coperchio e scegliere con attenzione quale biscotto rubare dalla scorta familiare.
Il fruscio della carta bianca pieghettata che accoglie i biscotti mi fa ancora oggi tornare in mente il sapore di quelle meraviglie e i tanti pomeriggi passati a sgranocchiare.
Naturalmente avevo i miei preferiti, che finivano per primi. Ne lasciavo sempre uno per ogni fila, che piazzavo sopra ai biscotti con le forme che mi piacevano meno, pensando che nessuno degli altri componenti della famiglia si accorgesse delle mie ruberie pomeridiane.
Papà, mamma, lo confesso: ho rubato migliaia dei vostri biscotti preferiti, nascondendo le malefatte. Ve ne siete mai accorti?
Quindi, per questo Natale, ve ne regalerò una tutta per voi, nel cofanetto in latta con i decori in rilievo. Ma non prometto di non venire a sgranocchiare in cucina. In fondo sono sicura che al primo morso tornerò la piccola Anna in cerca di dolcezza.