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Assaggi web: sempre più cibo, gli articoli degli altri in rete


Gli assaggi di questa settimana: Caffè Stern a Parigi; Paul Bocuse è morto, gli omaggi tributati hanno fatto esplodere la rete; tutta la verità di Cracco; Chateau d’Yquem, dolce, longevo e prezioso; risotti che scalzano il primato della pasta nel palato dei turisti stranieri. Buona lettura!

1 ) Riportare articoli in francese che trattano della scena gastronomica d’oltralpe può rischiare di venire tacciato di esterofilia? No, suvvia, e poi quando un blog parla di un ristorante italiano a Parigi, questo ristorante si chiama Caffè Stern ed è gestito dalla famiglia Alajmo, allora l’accusa rientra subito. Bello lo stile, quasi cinematografico di una fotografa/blogger che esplora atmosfere, arredi, studia i vari avventori, a inizio giornata; il momento del sacro rito della colazione, che qui si svolge con attenzione, a partire dal chicco che proviene direttamente dalla Torrefazione Giamaica di Verona.

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2 ) Dire che la scomparsa di Paul Bocuse abbia avuta un’eco mediatica, non rende lontanamente l’idea. Se il papa della gastronomia francese ha appeso al chiodo la sua toque terrena, il mondo web/social è letteralmente esploso. Oltre un miliardo e mezzo di impressions web (fonte Affectio). Quasi impossibile riassumere tutto in un pezzo. Ne abbiamo letti e riportati alcuni (da Le Monde a La Repubblica fino ai blog), i più significativi per i punti trattati: dalle cifre e dal destino futuro del suo impero che conta locali in Francia, Usa e Giappone, e che resterà un affare di famiglia nel solco della continuità -assicura il figlio Jérome- alla raccolta di titoli di giornali dal mondo intero, riuniti in un pezzo/rassegna stampa.
Dal parallelo tra la morte di Bocuse e quella di Marchesi che pone il tema su chi sarà il nuovo faro della gastronomia mondiale, alla storia del gallo tatuato sulla spalla che Bocuse mostrò in una foto del 2012 che ha fatto il giro della rete. Fino alla macchina organizzativa messa in moto per le esequie: si svolgeranno oggi, 2000 chef attesi a Lione in una cattedrale dalla capienza molto più limitata, per accedere alla quale sono addirittura previsti dei pass.

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3 ) Una lunga intervista a Carlo Cracco, dal titolo “Cracco racconta tutta la verità”. Ce n’è abbastanza da spingere a continuare nella lettura. Una chiacchierata in Via Victor Hugo, sede del locale che chiude dopo 17 anni, un luogo pregno di esperienze tanto da renderlo un posto con “..un silenzio che parla…”. Cracco dal primo giorno in cucina a Vicenza, ai cinque piani del Cracco in Galleria di prossima apertura. Stelle e stelle cadenti, argomento inevitabile e spunto per ragionare su giudizi, giudicanti e giudicati.
Una parola su Marchesi? il sorriso e il tono si fanno amari per chi ha fatto la storia, ha avuto come primo nome Maestro, ma poi non è stato sufficientemente valorizzato. Nemo propheta in patria, così va il mondo, o così va l’Iitalia?

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4 ) Chateau d’Yquem, semplicemente il vino dolce più famoso al mondo. In Italia spesso un bere relegato solo al momento del dessert, in Francia tutta un’altra storia, accompagna il foie gras e non solo. Un vino nella cui produzione il merito principale spetta alla natura, sotto forma di una muffa; l’uomo è spettatore, deve saper attendere per produrlo prima e berlo poi. Vino longevo, ben oltre la durata media della vita umana, arrivato a cifre da capogiro per annate ultra centenarie.

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5 ) Cucina italiana, a cosa associarla immediatamente? Mediterraneità? Pasta? Pizza? Secondo un sondaggio condotto dalla guida “GattiMassobrio”, intervistando turisti stranieri in Italia, sono emersi due aspetti. Il primo è che la sequenza del menu all’italiana di quattro portate viene sempre più ristretta dai turisti verso due o tre piatti. Ma la notizia più spiazzante è quella del primato della pasta, scalzata dal risotto. Lo stupore arriva fino a un certo punto; il riso, seppure non italiano come origine, importato secoli fa, è sempre stato valorizzato dalla nostra maestria. Basti pensare anche al caffè e al cioccolato, gli esempi simili non mancano, materie prime non autoctone ma valorizzate dal savoir-faire italiano.

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Roberto
Roberto
About me

Impiegato a tempo indeterminato, ma aspirante "flâneur", almeno nei sogni; un ozio creativo nel quale dedicarsi completamente alla buona tavola, al cucinare, alle arti visive, alla lirica e alla lettura dell'opera omnia di Balzac. Restando coi piedi per terra coltivo queste attività come passioni personali, quando posso, nel tempo libero. Scrivo di cibo perché amare qualcosa e voler comunicare questo amore credo siano una cosa sola, da gourmand aspirante gourmet, sempre pronto ad imparare cose nuove.

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