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Tolosa, la “ville rose” a dicembre ( parte 1 )


Tolosa, la chiamano “la ville rose”, pietra e mattoni rossi degli edifici giustificano il nome; la sensazione, fin dall’arrivo in aeroporto, è quella di una città a misura d’uomo, case basse e colori caldi che confermano la definizione cromatica. Di sottotetti abitati, in ardesia, se ne vedono pochi, siamo comunque in Francia ma Parigi architettonicamente oltre che geograficamente è lontana, tegole e tetti spioventi sono una calda presenza sotto il cielo di Tolosa. Nota anche come città industriale aeronautica, sede di Airbus, sforna colossi con le ali, l’ultimo l’imponente A380. A Tolosa scorre La Garonna, di cui abbiamo fatto la conoscenza solo due mesi fa a Bordeaux, bagna e taglia in due la città e ne segna la toponomastica. Arrivando in hotel penso che difficilmente una città attraversata da un fiume possa essere brutta, Tolosa non fa eccezione.

Questa città io la associo anche ad uno chef, Christian Constant. Originario di zone limitrofe, ha conquistato Parigi dove ha quasi colonizzato l’intera rue Saint-Dominique che vede tre avamposti della sua cucina, il Violon d’Ingrès, premiato con una stella Michelin, il caratteristico Les Cocottes incentrato sulle cotture all’interno dei tipici contenitori in ghisa, e il Cafè Constant in pieno stile bistronomie.Tradizionale, è banalmente il modo in cui si può definire la sua cucina, ma quando materie prime e tecnica sono di prim’ordine, la concentrazione dei sapori padroneggiata, il risultato è tutt’altro che banale. Indiscutibilmente blasonata la sua formazione che l’ha visto braccio destro e anche chef al Ledoyen prima, al Ritz poi e ancora al Crillon. Dopo decenni di successi parigini, con il Café Bibent a Toulouse per Constant è un ritorno alle origini, nel sud ovest della Francia. 1,5 milioni di euro solo per le spese di ristrutturazione della sala, ma visto il risultato e il pienone anche in settimana e su più turni, direi che ne è valsa la pena.

Chi mi ha consigliato Tolosa mi ha parlato della bellezza delle chiese, che risiede spesso nel fatto di essere molto antiche, raccolte d’opere d’arte ormai introvabili. Tutto vero, due hanno lasciato il segno, in particolare: la straordinaria Notre Dame du Taur, e la mozzafiato Saint-Sernin. Notre Dame du Taur datata 1300-1400 nella parte più antica, costruita sul luogo del martirio di San Saturnino che dà il nome alla seconda chiesa visitata, Saint-Sernin, la più ampia romanica al mondo, dedicata al primo vescovo di Tolosa ed edificata sul luogo della sua tomba. Patrimonio dell’Unesco, bellissimo il portale del 1100 con l’Ascensione di Cristo, cotto e pietra calcarea che danno un bell’effetto di bicromia a tutta la parte interna. Rarissimi gli affreschi romanici e un vero tripudio di romanico tutta la costruzione, pulita, essenziale e imponente nelle sue altezze; cala il sole, si esce a guardarla facendo il giro attorno, illuminata di sera è ancora meglio che di giorno, il campanile, poi, viene illuminato dall’interno e irradia luce e bellezza.

Sempre in ambito ecclesiastico notevole il Convento dei Giacobini, altezze e vetrate vertiginose, sede della sepoltura di San Tommaso d’Aquino e luogo della fondazione dell’ordine domenicano . Uno dei refettori più grandi di epoca medievale al mondo, chissà quanti coperti! penso d’impulso e in maniera “irriverente”. ( continua..)

Roberto
Roberto
About me

Impiegato a tempo indeterminato, ma aspirante "flâneur", almeno nei sogni; un ozio creativo nel quale dedicarsi completamente alla buona tavola, al cucinare, alle arti visive, alla lirica e alla lettura dell'opera omnia di Balzac. Restando coi piedi per terra coltivo queste attività come passioni personali, quando posso, nel tempo libero. Scrivo di cibo perché amare qualcosa e voler comunicare questo amore credo siano una cosa sola, da gourmand aspirante gourmet, sempre pronto ad imparare cose nuove.

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