Fabio Zago By

Stellati


Stellati, identificati, golosi e dintorni
Frequento, per passione e per fortuna, molti ristoranti stellati e di chef spesso patron, identificati.
Golosamente e di assimilabili, giovani, si fa per dire, italiani o europeizzati.
Mi sembra che la tendenza sia verso un certo cambiamento e un ritorno alla originalità di ognuno.
Ma certo negli ultimi dieci anni mi sono sembrati tutti uguali.
Esclusi i loro piatti “cavalli di battaglia”, per il resto una sola minestra, spesso riscaldata.

Bravi sono bravi, molto bravi. Lo scrivo sinceramente; molti di loro li conosco e li stimo.
Il sistema li ha messi in fila:
Stesse divise del personale, stesse tovaglie, bicchieri, piatti e stoviglie.
Stessi colori pastello delle pareti, arredi.
Sembra che una sola piattaforma fornisca tutto a tutti.
Il nostro pane fatto in casa.
Sempre la sola e unica acqua, che se non ce l’hai sei fuori dal giro, quella di una nota multinazionale che poco ha a che fare con il cibo buono e sano e molto con la comunicazione nella ristorazione “alta”.
Servizio di sala un pochino ingessato e quasi mai all’altezza.
La stessa cantina dei vini uguale per tutti.
Caffè, tè, libri in ogni angolo.
E francamente anche il menu, in stile molto “francese” come dico io.
Che vuol dire standard, perché nel loro caso 10 sono le eccellenze e tutti te le propongono.
E noi a fare la stessa cosa.
Uno comincia con il sifone e via tutti di sifone, poi il sottovuoto e la bassa temperatura (va bene questa carne è tenerissima, ma non necessariamente più buona) e cosi via.
Aria e spume; e aria e spume siano.
Crudo di pesce? E tutti a crudo di pesce. Capesante? E vai di capesante.
Simil giapponese italianizzato. Mah.
E i piatti sono costruiti sempre allo stesso modo: il pezzo principale, una cremina colorata stesa a pennellata, una polvere di qualche ingrediente finto originale comprata pronta in Spagna, qualche fogliolina di erbetta magica aromatica, insalatina sfiziosa e germogli. Et voilà.
Una gara a chi è più bello, sotto il vestito poco; che sembra la gara dei burger a chi ce l’ha più grosso.
Modaiolo, finto.
Tutto buonissimo, eccellente, va tutto bene.
Ma provare a fare la differenza non sarebbe male; sorrisi, leggerezza, umanità, veri piatti del posto, anche imperfetti, ma veri.
Meno food e più cibo; meno umami e più umani.
E alla fine lo chef patron che esce in sala: io lo ammiro perché conosco la fatica, il caldo, lo stress, i problemi, i sacrifici che questa professione ti chiede.
Ma non dire sempre quelle quattro frasi fatte, finte, inutili:
la mia filosofia di cucina
la mia visione creativa, la mia arte
valorizzare il territorio
tradizione e innovazione
il ricordo, la mamma, l’Italia, il nostro Paese.
E altro ancora di peggio.

Non siamo Gualtiero Marchesi, il PRIMO e neppure cuoco, che queste cose le diceva 40 anni fa; non siamo Matteo Renzi in campagna elettorale.
Lavoriamo per essere contenti quando facciamo bene il nostro LAVORO e i nostri CLIENTI, che PAGANO (non amici o ospiti, ma certo anche amici e ospiti) SONO CONTENTI.
E ci arrabbiamo, facciamo fatica, trascuriamo la famiglia come i molti che lavorano con passione, qualunque sia il loro lavoro. E siamo permalosi e non ci piacciono le critiche ma poi ci pensiamo.
Il DENARO ci serve per pagare regolarmente il personale, i fornitori, il leasing, le bollette.
A meno che lo chef patron non sia il milionario di turno che decide di spendere il patrimonio di famiglia per la gloria (ci sono anche questi in giro): ma del vantaggio di essere ricchi ne scriverò un’altra volta.

Fabio Zago
Fabio Zago
About me

Fabio Zago, docente dell’Accademia Gualtiero Marchesi, è il consuente gastronomico di unaricettalgiorno. Presta la sua consulenza gastronomica per riviste di settore ed è consulente gastronomico per numerose aziende agroalimentari. E’ autore di testi scolastici adottati in diversi Istituti Alberghieri italiani e di numerosi libri di cucina per il grande pubblico: “Rapida Mente buoni”, “La cucina wok”, “Mousse paté e terrine”, “I sapori della cucina tex mex”, “I sapori della cucina araba”, “Cucina ok a basso prezzo”, “La buona cucina vegetariana”, “Il piatto in un bicchiere”. E’ autore e curatore di una collana di cucina dietetica: “La buona cucina in gravidanza”, “La buona cucina disintossicante”, “La buona cucina senza latte”, “La buona cucina con le fibre”. Già durante gli anni di formazione all’Istituto Alberghiero ha iniziato a viaggiare per il mondo alla scoperta di realtà gastronomiche e culturali diverse dalla sua. Gli Stati Uniti, Londra e Parigi sono state le tappe fondamentali della sua crescita e gli hanno lasciato un’impronta cosmopolita, ma al contempo hanno radicato in lui la convinzione che quella mediterranea è la miglior cucina possibile. E’ stato Direttore Didattico della Scuola de La Cucina Italiana per oltre 20 anni. Ha lavorato presso prestigiose realtà nel mondo, fra cui: Hotel Excelsior, Cras Montana (CH) Centro enogastronomico Altopalato, Milano Excelsior restaurant, Beverly Hills, California (USA) Café Royal restaurant, Londra (UK) Forte Hotel Village, S.ta Mangherita di Pula La Cucina Italiana web e carta Oltre ad aiutarci in cucina e a suggerirci ricette, firma i suoi spigolosi post sul blog

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