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La Vendemmia di Monte Napoleone e il Forum Italia-Francia: Milano capitale del vino per una settimana


È una festa e una vetrina internazionale per il vino italiano, è la Milano Wine Week che si svolge ogni anno a ottobre e attira turisti da tutta Italia e non solo.

Tra gli appuntamenti quello più esclusivo è sicuramente la Vendemmia di Monte Napoleone che a sua volta è un contenitore di eventi e incontri.

Ristoranti e hotel fanno rete, proponendo menu dedicati all’evento e il culmine della manifestazione è una serata di degustazioni nel regno dello shopping, quest’anno giovedì 10 ottobre.

Via MonteNapoleone diventa un fiume in piena di curiosi e appassionati che entrano ed escono da esclusive boutique eccezionalmente aperte tra le 19:30 e le 21:30.

Non si tratta di fashion victim fuori orario ma di un insolito e riuscito gemellaggio tra moda e vino, che quest’anno compie dieci anni.

Ogni boutique ospita una cantina che offre in degustazione i propri vini ai fortunati invitati.

In una zona così centrale la voglia di approfondire la conoscenza sul vino offre anche l’occasione di visitare ambientazioni uniche.

Uno degli appuntamenti in calendario è stato il Forum“Moda, vino e arte. Italia e Francia a confronto”, tre ambiti di cui i due Paesi sono protagonisti indiscussi a livello internazionale. Nella sfavillante Galleria del Tiepolo di Palazzo Clerici un tavolo di discussione ha raccolto attorno a sè notevoli relatori: Fabio Rolfi (Assessore regione Lombardia all’Agricoltura, alimentazione e aree verdi), Italo Rota (architetto), Guglielmo Miani (CEO e Presidene di Larusmiani e Presidente di MonteNapoleone District), Francesco Zaganelli (Export Manager di Lungarotti), Paolo Panerai (Vice Presidente Esecutivo Grandi Cru d’Italia e CEO del Gruppo Class).

Ognuno nel proprio ambito ha tracciato un percorso che evidenziasse la significatività del vino nelle nostre vite, nella nostra storia. E di come vino, moda e arte siano da sempre un triplice terreno di confronto con la Francia, di collaborazioni virtuose e di sana concorrenza.

Francia e Italia accumunate dal desiderio di eccellere, puntando sempre a un innalzamento della qualità.

Diverse le suggestioni raccolte.

La politica riconosce e promuove l’esperienza racchiusa in una bottiglia e la capacità di raccontare una storia attraverso sentori e profumi. L’enoturismo è oggi una realtà riconosciuta anche a livello legislativo. Una piccola porzione coltivata a vite quella italiana ma con una biodiversità unica.

Il padrone di casa, Guglielmo Miani, da una parte festeggia i numeri dei dieci anni della Vendemmia di MonteNapoleone, che oggi arriva a coinvolgere oltre 100 case vinicole. Dall’altra rileva il problema, il deficit, di comunicazione che ancora affligge il nostro vino. E su questo tema abbiamo sicuramente qualcosa da imparare dai francesi, così come sul campo del marketing e del fare sistema.

La Vendemmia di Montenapoleone andrà anche a Shangai con questo scopo.

Lusso, moda e vino devono emozionare e se non lo fanno non vincono sul mercato.

Italia e Francia collaborano da sempre sulla filiera dei filati, e per le pelli ad esempio la Francia ha spesso fatto base in Italia. Se da una parte impariamo dai cugini d’oltralpe, dall’altra insegniamo anche.

Per Rota oggi il marketing è sempre più un fenomeno creativo. La valorizzazione del vino non deve essere solo a beneficio di turisti da attrarre ma anche dei locali. Migliorando la qualità della vita degli abitanti si attrae anche impresa. Chi progetta edifici non può non aver come priorità il territorio e i suoi abitanti.

Coloro i quali abitano e vivono i territori, li modificano e ne sono influenzati come una vite nell’ambiente in cui viene impiantata.

Rota spinge a riflettere per capire che ruolo ha nella nostra vita il vino; possiamo avere ancora esperienze più articolate e originali sul vino, basta avere la libertà di spirito per immaginarle.

Vino e cibo, per molti il vino stesso è un alimento, possono creare cultura, sono essi stessi cultura. Sono strettamente legati alla storia e all’evoluzione dell’uomo.

Nulla di stupefacente quindi nel fatto che al vino si dedichino musei, spesso privati, come quello di Torgiano illustrato da Lungarotti.

Un museo in cui la storia del vino mette in comunicazione l’arte con la produzione e il consumo di vino.

Una realtà originale e diversa rispetto a luoghi pur prestigiosi come la citè du vin a Bordeaux, grande e con investimenti ingenti, che punta più su analisi sensoriale e racconta il vino più dal punto di vista delle zone produttrici. Quello italiano è più un museo d’arte che ospita anche artisti francesi come Jean Cocteau.

Panerai con i Grand Cru italiani ha dato un esempio pratico della necessità di un linguaggio che si faccia capire meglio all’estero, Grand Cru è espressione nota anche in Cina. Quanto alla biodiversità del nostro territorio e di conseguenza la varietà di vini italiani, all’estero la cosa può anche venire vissuta come una difficoltà, per noi è una ricchezza ma che perde valore se non siamo in grado di comunicarla.

Vino e arte in quest’edizione 2019 si legano tra di loro ancora di più e mettono in relazione Francia e Italia. A chi va il merito di questo piccolo miracolo? A un genio che si riconferma tale: Leonardo Da Vinci. Vissuto tra Francia e Italia, nato nel nostro Paese e sepolto ad Amboise.

Ma non si esaurisce qui la pertinenza di questa figura nel dibattito: Cenacolo e Codice Atlantico si trovano a Milano ma anche la vigna di Leonardo, recentemente riportata a nuova vita. Oltre che nella pittura e nella tecnologia, il genio di Da Vinci ha avuto da dire la sua anche sulla produzione del vino. Quest’anno ricorre il cinquecentesimo dalla sua scomparsa, ma è solo un pretesto in fondo, Leonardo è figura versatile, un umanista che ha dato un contributo all’evoluzione della civiltà umana a 360 gradi.

Roberto
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About me

Impiegato a tempo indeterminato, ma aspirante "flâneur", almeno nei sogni; un ozio creativo nel quale dedicarsi completamente alla buona tavola, al cucinare, alle arti visive, alla lirica e alla lettura dell'opera omnia di Balzac. Restando coi piedi per terra coltivo queste attività come passioni personali, quando posso, nel tempo libero. Scrivo di cibo perché amare qualcosa e voler comunicare questo amore credo siano una cosa sola, da gourmand aspirante gourmet, sempre pronto ad imparare cose nuove.

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