Le parole, i fatti
È dicembre, e come dice la mia amica Samanta ‘a dicembre tu non sopporti più niente e nessuno’. E, in effetti, ha ragione.
Ma stavolta ho proprio voglia di condividere l’insofferenza.
Pronti? Comincio da qui.
Parole da abolire dalle conferenze stampa, e forse anche dalla vita di ognuno di noi.
Eccellenza (con la pessima variante plurale, le eccellenze. Se siamo tutti eccellenti, allora conviene alzare l’asticella. Siccome non lo siamo, usiamo le parole per il loro significato. È per capirsi, le abbiamo inventate per quello)
Qualità (è sempre alta, o ottima. Ma sarà mai possibile?)
Tradizione (com’è che ci siamo svegliati tutti ora a riscoprirla?)
Innovazione (se unita alla precendente, binomio da suicidio di massa. Innovare la tradizione è una MINCHIATA. Chiaro? Benissimo, passiamo oltre)
Territorio (confesso di esserci passata anch’io, l’ho usata. Ma solo parlando di vino, accidenti a voi! L’espressione ‘valorizzare il territorio’ è un inutile esercizio di stile. Peggio può solo: ‘Valorizzare il territorio attraverso i suoi prodotti e le ricette della tradizione, rinnovandole.’
Sparatemi. Anzi, fatemi un favore: sparatevi voi.
- December 09, 2015
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