Anna By

Cocktails for dummies


Negli ultimi mesi è diventata sempre più una moda e non c’è luogo dove non spunti un bartender o mixologist che dir si voglia.

Potete essere i soli a non saperne di gin, tonic & affini?

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Ecco le regole base per non fare figuracce quando ordinate, perché come per la cucina e per i vini, anche in mixologia, la conoscenza è tutto.

  1. il gin tonic è il nuovo must. Il cocktail preferito dagli chef, perché pare se ne possano bere molti senza l’effetto sbronza, è l’unico drink che vale la pena di ordinare adesso. Ma crederete mica di poterlo fare in leggerezza? Sapete se vi piace il gin botanico o preferite quello speziato? Cercate di capirlo, prima di fare una figuraccia al momento dell’ordine.
  2. naturalmente il discorso vale anche quando si tratta di tonica. Abolite le ‘lemon’, pena la vostra abolizione dal tavolo, e apritevi verso l’universo pressoché infinito. Cambia davvero la percezione finale.
  3. fatti il ghiaccio tuo! Se il vostro locale non si fa il ghiaccio non è abbastanza cool, cambiatelo. Perché anche questa componente è determinante per la buona riuscita del cocktail e i più bravi bartender lo preparano da soli (pare che l’acqua vada portata a 65 gradi per un risultato ottimale, e pare che i cubettoni grandi siano da preferire perché raffreddano prima e si sciolgono dopo), come da soli si preparano bitter e sciroppi, ingredienti base da non lasciare nelle mani di industrie qualunque.
  4. gli ingredienti dei cocktail devono essere rigorosamente preparati da piccole realtà territoriali (premio speciale se fatti in Italia) e con allure vintage. Carpano antica formula, Centino dal Friuli, Fred Jervis e pura tonica Scortese, tanto per citarne alcuni che dovete sciorinare al momento dell’ordinazione.
  5. Con la nuova mixologia, non si mangia. Non pensate al buffet dell’happy hour, quella moda è definitivamente tramontata (speriamo!). Con questi cocktail da veri fighi, la sfida è proseguire senza svenire. Il cibo? Che volgarità!
  6. unico commento azzeccato dopo aver bevuto un cocktail è ‘bilanciato’. Perché se un piatto deve essere ‘equilibrato’ (ricordatevi che è questo l’aggettivo che tutti gli chef vogliono sentirsi dire dopo il primo boccone!) un drink deve essere preparato in modo da bilanciare correttamente tutti i suoi componenti.
  7. il bravo bartender vi spruzza la scorza di limone, dalla parte della buccia, sul bicchiere dopo averla passata sul bordo. Solo gli aromi volatili avvolgono il vetro e rimangono sulle vostre mani, così appena usciti dal bar vi ricorderete di lui, quando porterete le mani vicino al viso e le sentirete profumate.

E vorrete immediatamente correre a berne un altro!

Un grazie speciale a chi ci ha aiutato a capirne qualcosa (e dove vi consigliamo di andare se volete essere meno dummies!): Rama del gin bar del Grand Hotel Fasano, Flavio Angiolillo del Mag e di tanti altri posticini milanesi tra cui Zaini, Stefano Cereghetti dello Zinc e grazie anche ai numerosi compagni di bevute, con cui abbiamo condiviso i suggerimenti.

Anna
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About me

Anna Prandoni, giornalista e scrittrice, si occupa da oltre quindici anni di enogastronomia, con particolare attenzione alla storia dell’alimentazione e alla sua influenza sulla cultura e sulla società italiane. www.annaprandoni.it

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