Bordeaux e i piaceri della tavola ( parte 3 )
Il penultimo giorno dedicato alla Cité du vin, no non sono atterrati gli UFO a Bordeaux, è solo l’avveniristica struttura inaugurata nel febbraio 2016 ed interamente votata al nettare degli dei. A me ricorda un enorme decanter dal quale fare une “toute petite” degustation di qualche milione di litri. Percorso didattico super interattivo senza un attimo di noia, cuffie da principessa di Star Wars. Excursus storico fin dagli egiziani, d’altronde la storia del vino è vecchia quasi quanto la storia dell’uomo, persino la barba di Osiride rappresenta i viticci delle vigne. Presso i Greci Dioniso sconfigge la morte, per cui il vino dona l’immortalità ma viene diluito nei simposi, 5 misure d’acqua in 2 di vino, considerato comunque pericoloso. Arrivando al Corano, Torah e al calice dell’alleanza biblico – evangelico. L’impulso dato dagli inglesi alla produzione di vino in Francia è inaspettato, come inaspettatamente la Francia fino a qualche secolo fa vedeva con sospetto l’effervescenza, e ora regina degli Champagne, però ! Preistoria quasi, quando nelle cantine si portavano maschere di ferro perché le bottiglie esplodevano. Poi, dopo la rivoluzione, spinta finale sulla ristorazione, con l’avvento della borghesia, e quindi anche sul vino, da 100 ristoranti Parigi passa a 600, e scrittori come Balzac iniziano a disquisire di vini e piatti come argomenti letterari a pieno titolo. Fantastica l’area sensoriale: sotto campane di vetro troviamo lamponi, caffè , vaniglia ma anche fiori, e varie essenze, e tramite pompette si allena il naso a riconoscere aromi e profumi. Persino una storia del servizio dello champagne dalla coppa svasata alla flute e che non sia troppo pulita per favorire il perlage. Divertenti i video tecnici con il lievito che sembra un pack-man che mangia zuccheri e “defeca” alcool, diretto ma efficace, la fermentazione alcolica è spiegata.
È già tempo di check-out, il volo è di sera, c’è tempo per un degno finale a pranzo: La Grande Maison di Bernard Magrez, in cucina la brigata di Monsieur Gagnaire.
Tra velluti, posate Christofle e cristalli Baccarat, il timore di sentirsi intimoriti è forte, gioco di parole evitato, l’ambiente è accogliente e non troppo formale, al netto del fatto che vieni “pedinato” dalle toilettes al tavolo, per poterti infilare la sedia sotto al lato B senza che tu la debba toccare, sia mai. Appena arrivati ci mostrano “la star de la semaine”, directement de Albà, quasi mezzo chilo di tartufo bianco, lo portano al tavolo, sotto una campana di vetro, quando la alzano qualcuno suggerisce “afferra e scappa !”, si fa per dire, da svenimento l’odore, quasi già un sapore, lo gusteremo solo con lo sguardo. Torna il maître, ho già sorseggiato l’aperitivo, faccio il brillante ” un belle pomme de terre”! Mi spiega che alla fine della settimana il riso che fa da “letto” viene usato per fare un risottó, le sanno tutte……Antipasto: il mare nel piatto, aspetto e consistenze da dimenticare, chiudi gli occhi, godi, c’est tout. Memorabile il gallo cedrone arrosto, saporito, condimenti che virano sull’acido-amaro, sapori adulti, non semplice ma riuscito. Le Grand dessert, lo servono in due e ci mettono un po’ ad appoggiare 4-5 piattini a testa per tutti gli assaggi. Una carrellata di 5-6 dolcetti tra vaniglia e zucchero, prevalgono sapori agrumati anche verso l’amaro, fantastica la ciliegia ricostruita, il dolce non dolce giusto a fine pasto. Un espressó e au revoir! Bravò Pierre Gagnaire.
È tempo di bus-aeroporto-volo per Lione (anche qui un semplice scalo senza sosta che lascia l’amaro in bocca, se non fosse che siamo già iper sazi di tutto), poi ancora un altro volo e grazie al santo protettore del bagaglio da stiva , a Malpensa, oltre a noi, arriva anche la valigia. Sopratutto arrivano intere due bottiglie, liquido souvenir per ricordarsi di questo viaggio, Bordeaux è alle spalle, il suo sapore, stappato, ci allieterà ancora, per il pranzo di Natale ad esempio.
- December 05, 2016
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