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Assaggi web: sempre più cibo, gli articoli degli altri in rete


Gli assaggi di questa settimana: cuochi che spengono i fornelli; Tondo a Parigi torna alle sue….Racines; Le Chateaubriand e l’inaspettata stella; Crippa a tutto tondo; il percorso unico di Marc Veyrat. Buona lettura!

1 ) Voglia di smettere. No, non parliamo della dipendenza da sostanze psicotrope, ma dipendenza da una passione che diventa mestiere o da un mestiere che smette di essere passione, per meglio dire. Desiderio di una vita più ‘normale’, voglia di prendersi maggiormente cura di se stessi o della propria famiglia. Storie di cuochi che hanno spento i fornelli.
La cucina una trincea nella quale il problema del lavoro nero da una parte e dell’alta tassazione dall’altra, incidono sulla quotidianità di chi fa questo mestiere.

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2 ) Uno di quei giovani talenti italiani che fanno bene a Parigi. E anche quando sono meno giovani, riescono sempre a reinventarsi. È il caso di Simone Tondo che ha seguito un percorso di formazione a tappe, con diversi cambi: Rino con Giovanni Passerini, quindi Roseval, poi Tondo e ora apporadato da Racines. Torna la carta, sparisce il menu unico, fine della bistronomia? Forse, nuove scoperte o riscoperte e una nuova definizione: bistrosteria che sente un feeling con locali come Trippa o Ratanà a Milano. Parigini e italiani in vacanza pronti a farsi conquistare.
Ps
Sabato e domenica chiusi, anche gli chef hanno una famiglia e diritto a godersela.

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3 ) Icona della bistronomia parigina (crasi tra bistrot e gastronomie) che ha segnato un’epoca, consentendo una maggior accessibilità alla cucina d’autore ma distanziandosi dalle tavole stellate. È Le Chateaubriand, nato nel 2006; quasi inaspettatamente la Michelin Francia 2018 l’ha premiato con una stella. Il suo chef, Inaki Aizpitarte, dopo aver influenzato quasi un’intera generazione di colleghi, si dice quasi stupito di averla ricevuta, non avendola mai inseguita, ma nulla intende cambiare della sua impostazione di locale e cucina.

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4 ) Enrico Crippa a tutto tondo. L’esperienza dell’eleganza della cucina giapponese, provata nel periodo passato nel paese del sol levante, che si lega a quella della cucina di Marchesi. L’amore per la bicicletta in giovane età, riscoperta tra le colline cuneesi ad Alba. E poi ancora la disciplina rigida, appresa in Francia e portata in Italia, assieme alla devozione per il proprio lavoro e per i prodotti della terra. E la famiglia? Prima o poi avrà la priorità e forse sarà il momento di una svolta.

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5 ) Tre stelle Michelin conquistate a 68 anni e per la terza volta, un bel traguardo ma il percorso di Marc Veyrat non è mai stato lineare o banale, nella vita cosi come nel lavoro. Uno chef, una cucina e una persona unici, di quelli che dividono in due il pubblico. Una silhouette perfettamente riconoscibile sia alla luce, nel total black, che all’ombra con il profilo del cappello, nero come la tenuta.
Nemmeno alla serata di premiazione della Michelin la divisa nera è stata “macchiata” dalla giacca bianca coi tre macarons ricamati, che Veyrat coerentemente non ha indossato.

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Roberto
Roberto
About me

Impiegato a tempo indeterminato, ma aspirante "flâneur", almeno nei sogni; un ozio creativo nel quale dedicarsi completamente alla buona tavola, al cucinare, alle arti visive, alla lirica e alla lettura dell'opera omnia di Balzac. Restando coi piedi per terra coltivo queste attività come passioni personali, quando posso, nel tempo libero. Scrivo di cibo perché amare qualcosa e voler comunicare questo amore credo siano una cosa sola, da gourmand aspirante gourmet, sempre pronto ad imparare cose nuove.

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